Il gatto domestico, pur condividendo le nostre case da migliaia di anni, mantiene ancora numerose caratteristiche del suo parente più stretto, il gatto selvatico. Prima fra tutte è sicuramente la sua motivazione predatoria, ma la sua vita sociale invece?

Il gatto selvatico

Il gatto selvatico (Felis silvestris) ha numerose sottospecie ed è il felino con il maggior areale di distribuzione (Europa, Africa e Asia). La colorazione del suo mantello varia dal grigio striato al marrone sabbia a seconda del luogo di provenienza.

È un’animale solitario ed ogni individuo possiede un territorio che difende dai suoi conspecifici e delimita con marcature odorose. Generalmente, il maschio possiede un territorio più ampio che si sovrappone a quello di tre-sei femmine vicine.

Il gatto domestico

Così come per il suo cugino ancestrale, anche il nostro gatto domestico possiede un territorio: la sua casa. Questa area può estendersi, anche di molto, in caso il gatto abbia libero accesso all’esterno.

Il core, o area centrale, del territorio di un gatto racchiude tutte le sue risorse chiave: cibo e acqua, lettiera e uno o più posti tranquilli dove riposare e nascondersi in caso di necessità.

Il gatto ferale

Col termine gatto ferale ci si riferisce a quei gatti domestici che hanno riacquisito la vita allo stato selvatico. Questi gatti possono essere considerati come una sorta di via di mezzo tra le due categorie precedenti. Vivono solitamente in contesti urbani, o al margine di essi, e, sebbene vengano ancora alimentati dall’uomo, tendono sempre più a procacciarsi il cibo individualmente.

I gatti ferali mantengono ancora le caratteristiche morfologiche dei gatti domestici (sebbene si possano incrociare con i gatti selvatici), ma sono tendenzialmente diffidenti nei confronti degli uomini e vivono in colonie anche di numerosi individui. In genere, le colonie sono composte da madri e figlie ed alcuni gatti maschi ai quali è concesso l’accesso per la riproduzione.

Un animale socialmente selettivo

I gatti domestici possono essere definiti come animali socialmente selettivi. Non è raro vedere due gatti adulti con uno stretto rapporto di amicizia, però, a differenza dei cani, i gatti non hanno una forte propensione a cercare un contatto con i propri simili. Forzare dei gatti a condividere i propri spazi e le proprie risorse può essere, anzi, molto stressante.

Per capire se due gatti hanno un rapporto sereno basta osservare le loro interazioni: lo sfregamento dei nasi e delle teste per salutarsi, la toelettatura reciproca (allogrooming) e la condivisione del cuscino preferito per dormire sono le principali caratteristiche di un’amicizia felina.

Se vogliamo far incontrare due gatti estranei ed evitare che entrino in competizione, la situazione migliore è che ciò avvenga in un luogo sconosciuto ad entrambi. In un territorio neutrale, infatti, si eviterà di innescare il comportamento di difesa delle proprie risorse, agevolandone così la socializzazione. Proprio per questo motivo, quando i gatti sono in un contesto diverso da quello domestico, sono più propensi ad interagire con i propri simili.

Spesso accade che nascano strette amicizie tra gatti dello stesso quartiere. Di solito ciò avviene in un area marginale dei territori di entrambi, a debita distanza dalle proprie case e dalle proprie risorse.

Fase di socializzazione

Durante la vita del gatto ci sono varie fasi di sviluppo. Nella cosiddetta fase di socializzazione il gattino impara ad avere un rapporto con gli altri esseri viventi, a costruire delle relazioni e ad esplorare il mondo circostante. Il periodo di socializzazione inizia alla quarta settimana di vita e si conclude circa alla settima settimana.

Durante questa finestra temporale è fondamentale che il cucciolo sperimenti varie interazioni positive con gli esseri umani, con i propri conspecifici e con individui di altre specie. È quindi indispensabile che trascorra questo periodo con la madre e i fratelli. I cuccioli che vengono separati precocemente dalla mamma rischiano di manifestare problemi comportamentali e relazionali.

Ovviamente, anche un gatto ben socializzato durante le sue fasi di vita precoci può non gradire la compagnia dei suoi simili. Ricordiamoci che ogni gatto è un individuo a sé stante che risponde in maniera differente agli stimoli circostanti. Inoltre, come per noi umani, ci sono differenze caratteriali, simpatie e preferenze.

Competizione per le risorse

Per una serena condivisione dello spazio tra le mura domestiche è molto importante che la nostra casa/territorio contenga risorse sufficienti per tutti i gatti che vi abitano.

Il cibo deve essere somministrato in ciotole singole per ogni individuo, con l’aggiunta di una o più ciotole extra distribuite in diversi punti della casa. È sempre meglio evitare di forzare più individui a condividere contemporaneamente una ciotola.

I gatti domestici tendono a bere molto poco (ciò può portare a patologie anche gravi delle vie urinarie), cerchiamo quindi di invogliarli ad abbeverarsi creando vari punti acqua distribuiti per casa. Si trovano facilmente in commercio svariati tipi di fontanelle che mantengono l’acqua fresca e in movimento: una piccola accortezza che può fare la differenza.

La condivisione della lettiera è un altro tasto dolente nella relazione tra gatti. Seguiamo sempre la regola: una cassetta igienica a testa più una extra, magari con differenti tipi di lettiera. Posizioniamole in luoghi tranquilli e un po’ nascosti della casa, i nostri mici potranno così scegliere il posto dove si sentono più sicuri per fare i propri bisogni.

Cucce, cuscini, mensole e scatole a non finire consentiranno a tutti di trovare il proprio posticino preferito per riposare.

Anche le attenzioni del loro umano vengono considerate una risorsa chiave, perciò, cerchiamo di dedicare equamente il nostro tempo ad ognuno di loro.

Le regole degli a-mici 

Comprendere la vera essenza del gatto non è cosa semplice. Ancora oggi persistono convinzioni errate che dipingono il gatto come un animale solitario ed egoista.

Spesso si usa fare un confronto con il cane, cosa che crea ancora più confusione e sminuisce in qualche modo l’individualità del gatto. Le sostanziali differenze tra questi due animali sono dettate dall’appartenenza alla loro specie. Il cane è l’animale sociale per antonomasia ed è stato plasmato dalle mani dell’uomo per accentuare ancor di più la sua tendenza alla coesione e alla cooperazione. Il gatto, invece, è un cacciatore indipendente dai suoi simili, che necessita di ampi spazi e possiede una propria individualità.

Ciò non significa che sia un animale solitario, ma c’è una profonda differenza nelle relazioni che tesse con i propri simili. I gatti non puntano alla cooperazione con i conspecifici per raggiungere un obbiettivo comune, ma godono della loro compagnia come farebbero degli amici di lunga data.

Quando si condivide la vita con un gatto bisogna rispettare i suoi spazi e i suoi tempi: è sempre lui a scegliere di stare in nostra compagnia.  Starci accanto però non significa per forza acciambellarsi sulle nostre gambe, può anche voler dire seguire ogni nostro movimento dalla mensola proprio sopra la nostra testa, quasi senza farcene accorgere.

Quindi, SI il gatto è una animale sociale, ma solo se si rispettano le sue regole.

 

 

Elisabetta Penna

Sono etologa e naturalista. Esperta di animali selvatici e domestici, appassionata di ornitologia e grande amante dei gatti. Ho fatto ricerca sull’avifauna locale e le capacità cognitive dei pappagalli e sono consulente di comportamento felino presso un hotel per gatti.